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al testo di Carla Vercelli
Grotte
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In uno spazio dilatato dal buio rifulgono colonne di calcare lacrime trasudate dalla terra nell’alternanza delle forme un’unica direzione obbligata lo sfiorarsi di concrezioni verticali nell’intercapedine di un alito di stupore.
Sul terreno scivoloso sdrucciolano i perché aggrappati ad uno spiraglio di penombra fiumi sotterranei magnetizzano la caduta in un gorgo ceruleo i pensieri inghiottiti fluiscono solo emozioni in anfratti non lontani dai cunicoli interiori.
E ti sorprendi ad essere l’eterno viaggiatore dell’ignoto traghettato in un cammino circolare nel prosieguo greve ed immoto della materia rischiarata da passi a ritroso anelanti lucore.
Fuori è uno stillicidio di luci un’abissale gola di smeraldo adagiata su un crinale di domande.
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